Sono state pubblicate a giugno 2015 due importanti lavori scientifici, a cui hanno contribuito in modo essenziale medici dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Novara:

1)     “PLOS ONE”, ha accettato il lavoro High prevalence of vitamin D deficiency in native versus migrant mothers and newborns in the North of Italy: a call to act with a stronger prevention programin cui sono stati indagati oltre 500 mamme degenti presso l’Ostetricia, ed i loro neonati, ricoverati presso il Nido, per concentrazione di Vitamina D. Il Laboratorio dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Novara ha eseguito gli esami, da prelievo alle mamme prima della dimissione dopo il parto, e su spot di sangue neonatale, contestualmente allo screening neonatale per le malattie metaboliche. I costi a favore di questo progetto di ricerca della Clinica Pediatrica sono stati sostenuti da Fondazione DeAgostini.,
 
2)     Un secondo lavoro è stato accettato l’11 maggio 2015 da “ACTA DIABETOLOGICA”, Vitamin D levels at birth and risk of type 1 diabetes in childhood: a case-control study. La ricerca è stata eseguita recuperando i cartoncini neonatali di bambini che hanno sviluppato diabete autoimmune, insulinodipendente, in età fino a 10 anni, in Piemonte, dal Centro Screening Regionale a Torino; i livelli di vitamina D sono stati confrontati con casi di controllo, forniti dallo stesso centro di Screening  (soggetti nati nello stesso periodo, nello stesso luogo e della stessa etnia dei casi). È stato cioè eseguito uno studio caso-controllo, per valutare la concentrazione di vitamina D, e una correlazione con lo sviluppo di diabete autoimmune. Anche questi dosaggi sono stati eseguiti dal Laboratorio dell’AOU, a cui erano sati trasferiti i cartoncini di screening recuperati a Torino. Ciò ha permesso di concludere che nei casi più gravi di carenza di vitamina D, che realizzano i neonati di immigrati, la comparsa di diabete autoimmune nel primo decennio di vita, correla al minor livello neonatale. Anche in questo caso i costi sono stati sostenuti dalla Fondazione DeAgostini.
In conclusione dai due studi:
– emerge una diffusa carenza di vitamina D alla nascita in mamme e in neonati, ed il livello di vitamina D della mamma condiziona lo stato vitaminico del neonato. Sono in particolare gli immigrati ad avere un drammatico difetto. Sono stati indagati quattro parametri: (1) etnie di origine della madre, immigrati vs italiani, (2) colore della cute (secondo una scala a 5 fototipi diversi), (3) supplementazione di vitamina D in gravidanza (attualmente è prevista con 400 U di vitamina D al giorno, ma spesso disattesa o insufficiente), (4) apporto di vitamina D con alimentazione durante la gravidanza e in particolare nel  terzo trimestre. Dei quatto criteri indagati, tre correlano significativamente con la carenza di vitamina D, e precisamente (1) essere immigrati, (2) colorito scuto della pelle, (3) mancato apporto di supplementazione in gravidanza; non correla invece la tipologia della dieta (4). Ciò permetterebbe in pratica di poter facilmente selezionare i soggetti a difetto grave, e di impostare una terapia preventiva con vitamina D nella gravidanza, soprattutto nelle mamme a rischio, per se e i propri neonati, di grave difetto.
 
          I valori di vitamina D recuperati dai cartoncini neonatali particolarmente bassi nei neonati immigrati, espongono a rischio di diabete autoimmune con esordio precoce nel primo decennio di vita. Con ciò si apre una opportunità di prevenzione del diabete autoimmune.
 
E’ utile sottolineare che l’attività di ricerca è stata eseguita senza procurare alcun prelievo ne alle madri ne ai neonati, ed è stata possibile per la elevata tecnologia del laboratorio Analisi.
Globalmente i due lavori indicano che la vitamina D agisce come fattore epigenetico dell’autoimmunità, e in situazione di grave carenza materna, il neonato è esposto a rischio di patologie autoimmuni, come il diabete nel bambino, con esordio nel primo decennio di vita.
Deve essere intrapresa pertanto una campagna di prevenzione, a più alto livello di suplementazione vitaminica D, con particolare attenzione ai soggetti a rischio di grave difetto.
 
La carenza di vitamina D va corretta perché costituisce causa di rachitismo nel bambino e di osteoporosi/osteomalacia nell’adulto. Vi è inoltre dimostrazione che lo stato carenziale alla nascita comporti aumento di broncospasmo e dermatite atopica nei primi due anni di vita; e, in base ai nostri due studi attuali, abbiamo dimostrato, anche di patologie croniche, legate ad autoimmunità come diabete ad esordio nei primi 10 anni di vita.
 
Inoltre la relazione temporale di 10 anni è legata al limite di poter disporre di cartoncini di screening “solo” degli ultimi anni, ma potrebbe esserci anche in età successive, e anche per altre patologie autoimmuni, come per esempio sclerosi multipla, in cui è sospettato un ruolo della carenza vitaminica alla nascita. Si può supporre infatti che il rischio del bambino, immigrato o no, con grave o meno grave carenza di vitamina D, condizioni la comparsa di patologie autoimmuni anche per ulteriori età della vita e altre malattie autoimmuni. Solo un più lungo tempo di osservazione chiarirà questo rapporto; per ciò auspichiamo che le attività di ricerca possa essere proseguita, nella nostra popolazione novarese e piemontese.
 
Francesco Cadario
S.C.D.U. Pediatria