Novara 18 dicembre 2017 - Al “Maggiore” di Novara ottimi risultati e novità sul fronte del trattamento dell’ictus ischemico. A fianco della già consolidata terapia fibrinolitica endovenosa, e anche nei casi in cui questa è controindicata, da qualche anno è attivo presso la struttura complessa di Radiodiagnostica, diretta dal Professor Alessandro Carriero, anche il trattamento di disostruzione meccanica delle arterie cerebrali.
Oggi Novara si pone come centro riconosciuto per questo tipo di trattamenti, grazie al lavoro di messa a punto da parte dei responsabili delle strutture semplici di Unità di radiodiagnostica interventistica (dr. Giuseppe Guzzardi) e di Neuroradiologia (dr. Alessandro Stecco)e delle loro equipe e grazie alle migliori tecniche di selezione del paziente tramite neuroimaging avanzato in emergenza, come la speciale TAC che misura quanto sangue passa al cervello (TAC perfusionale).
Con l’utilizzo di tecniche angiografiche è possibile la disostruzione dell’arteria tramite speciali cateteri e con un’innovativa macchina di aspirazione del coagulo, ripristinare il flusso e ridurre o azzerare i danni e la disabilità e invalidità entro le prime sei ore dall’insorgenza dei sintomi, letteralmente “stappando” l’arteria cerebrale che si è chiusa (per un coagulo o un embolo), che altrimenti avrebbe determinato l’assenza di ossigenazione e la morte di neuroni cerebrali.
Il “Maggiore” di Novara è così salito al secondo posto in Piemonte come numero di trattamenti endovascolari dell’ictus ischemico (circa una cinquantina a fine anno), al pari con il secondo ospedale di Torino, e nel panorama italiano è risultato, al recente incontro del registro endovascolare italiano (REI) tenutosi a Firenze, uno tra i centri d’Italia con il maggiore incremento percentuale rispetto all’anno precedente, con un aumento del 100% dei casi trattati, passando da 24 dell’anno scorso ai circa 50 di quest’anno.
In più del 75% dei circa 100 pazienti trattati a Novara, si è riusciti ad ottenere una completa rivascolarizzazione cerebrale e, nella maggior parte di questi pazienti, si è ottenuto un buon risultato clinico con ripristino della capacità funzionale e significativa riduzione del grado di disabilità.
Tutto ciò non sarebbe possibile se non si fosse adottato, qualche anno fa, un modello organizzativo integrato, oggi preso ad esempio da altri centri, che permette una copertura H24 sia del neuroimaging avanzato, necessario per studiare e fare la giusta diagnosi ai pazienti, che del trattamento angiografico successivo, e senza la forte collaborazione delle strutture di Neurologia, Medicina e chirurgia d’accettazione e d’urgenza e Rianimazione dell’Ospedale Maggiore.