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Sottoporsi a test genetico per verificare se si è portatori di mutazioni dei geni BRCA1 o BRCA2 è un passo importante sia a livello di prevenzione oncologica che di terapia medica.

Presso l’ambulatorio di Genetica clinica dell’AOU “Maggiore della Carità” di Novara è attivo un servizio di visita e consulenza genetica oncologica dedicato alla gestione e al supporto delle persone “ad alto rischio” di sviluppare forme tumorali con una componente ereditaria. Oltre alla consulenza in ambito oncologico, l’ambulatorio accoglie i pazienti con sospetta condizione genetica in età pediatrica e adulta e fornisce assistenza anche in epoca preconcezionale e prenatale. All’ambulatorio di Genetica hanno accesso sia i pazienti dell’AOU “Maggiore della Carità” su richiesta specialistica sia i pazienti esterni che possono prenotare la visita al CUP regionale (800 000 500) con impegnativa del curante per “prima visita genetica”.
La consulenza di carattere onco-genetico da parte di medici specialisti dà la possibilità di pianificare un percorso di prevenzione e di cura più mirata ed efficace. Durante un primo colloquio conoscitivo, sulla base della storia personale e familiare, i medici specialisti valutano l’opportunità di effettuare un test genetico che ricerca la presenza di mutazioni in particolare nei geni BRCA1 posto sul cromosoma 17, e BRCA2 posto sul cromosoma 13. Le mutazioni a carico di questi geni conferiscono un aumentato rischio di sviluppare un tumore della mammella e/o un tumore dell’ovaio, rischio che, in alcuni casi, può arrivare fino all’80 per cento. La stima media del rischio può cambiare di molto in funzione della variante, della storia familiare e di altri fattori ancora poco noti. I tumori mammari associati a mutazioni genetiche (5-7% del totale) spesso, anche se non esclusivamente, si caratterizzano per un’insorgenza più precoce rispetto alla popolazione generale e interessano donne giovani in piena progettualità di vita, di studio o professionale, con importanti ricadute anche sulla vita sessuale e sulla fertilità.
I geni BRCA1 e BRCA2 (BR per breast = seno e CA per cancer = cancro) controllano la proliferazione cellulare e il riparo del DNA, agendo da freno sulla moltiplicazione incontrollata delle cellule anomale che possono causare l’insorgenza dei tumori. Per questo sono chiamati geni oncosoppressori e la loro funzione si esprime principalmente su seno e ovaio. Avere ereditato un gene BRCA1 o BRCA2 mutato determina un aumentato rischio di sviluppare un tumore alla mammella o all’ovaio, ma non rappresenta un evento certo: altri fattori genetici e ambientali possono contribuire all’insorgenza del tumore stesso.
Sebbene il rischio sia inferiore, la presenza di mutazione BRCA ha un impatto anche nei soggetti di sesso maschile. Si è visto, per esempio, che nel maschio, soprattutto le mutazioni nel gene BRCA2, comportano un rischio consistente di tumore della mammella e della prostata (spesso a insorgenza giovanile prima dei cinquant’anni e biologicamente più aggressivo), di melanomi e di tumori del pancreas.
I campioni da testare sono analizzati direttamente presso l’AOU di Novara. Presso il laboratorio analisi – spiega il professor Umberto Dianziani, direttore della struttura complessa a direzione universitaria Biochimica clinica – è attivo un settore di diagnostica genetica. Il settore è diretto dalla professoressa Mara Giordano ed è in grande crescita per venire incontro alle sempre maggiori richieste dell’ospedale e del territorio. Da alcuni mesi – prosegue il professor Dianziani – è stata anche iniziata l’analisi dei geni BRCA che ormai è diventata fondamentale per la gestione dei tumori mammari e di altri tumori. Il nostro laboratorio si è così affiancato al centro di riferimento regionale di genetica situato all’ospedale Molinette di Torino”.
Occorre tenere presente che i test genetici BRCA possono essere richiesti esclusivamente dal medico genetista o dall’oncologo di riferimento ai pazienti che rientrino nei criteri di accesso al test che individuano i soggetti che hanno una probabilità di mutazione uguale o maggiore al 10%.

La dottoressa Alice Spano, medico specialista in genetica medica dell’ambulatorio di Genetica Clinica spiega in cosa consistono il servizio di consulenza oncogenetica e il test genetico BRCA.

Che cos’è la consulenza genetica oncologica?
La consulenza genetica oncologica consiste in un colloquio che, nella fase pre-test, mira a ricostruire, anche attraverso l’acquisizione della relativa documentazione, la storia personale e familiare del paziente con il fine di valutare l’indicazione a eseguire il test genetico. Si cerca di identificare quale sia il soggetto della famiglia più “informativo” cioè quel soggetto in cui è più probabile identificare una mutazione dei geni BRCA e si spiegano al paziente le implicazioni dell’analisi per lui e la sua famiglia sulla base dei possibili risultati. Durante la consulenza post-test si fornisce una spiegazione dettagliata del risultato, del suo significato in termini di rischio e possibilità di prevenzione e si valuta l’indicazione a estendere l’analisi ai familiari a rischio.

Quando è necessario rivolgersi a uno specialista?
È consigliabile in caso di storia personale caratterizzata da una ricorrenza dello stesso tipo di tumore in più familiari e/o dall’insorgenza della patologia oncologica in età precoce.

Qual è l’obiettivo del test genetico BRCA?
L’obiettivo è identificare la presenza di varianti patogenetiche correlate a un’alta probabilità di sviluppare il tumore per individuare all’interno di un nucleo familiare i soggetti ad alto rischio e permettere loro di accedere a un percorso mirato di prevenzione.

Che tipo di campione è richiesto?
Un semplice prelievo di sangue. Il campione è direttamente analizzato presso il nostro ospedale.

Quali sono i vantaggi del test?
L’esecuzione del test consente di poter fare scelte importanti in termine di prevenzione o di terapia.

Quali sono i limiti del test?
Un test negativo non esclude la presenza di altri fattori genetici non identificati, perché magari si trovano in altre parti del gene o in altri geni, che possono comunque aumentare il rischio personale o familiare di sviluppare il tumore al seno o all’ovaio. Talvolta inoltre non è possibile testare il soggetto più informativo della famiglia per esempio perché non è disponibile a fare il test oppure è deceduto e in questo modo si riduce la possibilità trovare la mutazione familiare e avviare cosi l’indagine “a cascata” nei soggetti a rischio. Può capitare anche di identificare varianti di incerto significato di cui, in base alle conoscenze attuali, non sappiamo con certezza se siano associate o meno a un alto rischio e la cui interpretazione non è chiara e deve essere rivalutata nel tempo. Quest’ultima condizione può essere difficile dal punto di vista psicologico per chi ne è portatore.

Che cosa succede in caso di test positivo?
Si accede alla consulenza post test in cui si spiegano tutte le implicazioni e sono segnalati i familiari che si ritengono opportuni informare della presenza della mutazione per consentirgli a loro volta di accedere a una consulenza genetica. In seguito il paziente è avviato alla successiva gestione clinica di tipo multidisciplinare che coinvolge in particolare i reparti di Oncologia, Senologia e Ginecologia. Il paziente ha quindi accesso a un percorso di follow up mirato oppure a interventi di chirurgia profilattica come per esempio la mastectomia bilaterale o l’asportazione delle ovaie e delle tube.

A cura di Sara Bovio