Giornata Internazionale epilessia

Novara, 12 febbraio 2024 – In occasione della Giornata Internazionale contro l’Epilessia 2024 all’interno del parco dell’Allea, è stata inaugurata “una panchina viola”, simbolo dell’inclusione, della riflessione.

Il progetto “Metti in panchina l’Epilessia” è promosso a livello nazionale dalla Lega Italiana Contro l’Epilessia (LICE) e organizzato a Novara dai Centri per l’Epilessia dell’adulto e dell’età evolutiva dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Novara e sostenuto dall’Autoamatori Club Novara e dall’Associazione Italiana Epilessia Farmacoresistente (AIEF APS).

Il colore viola illumina anche la Cupola della Basilica di San Gaudenzio, per essere vicini a tutte le persone con epilessia e combattere insieme lo stigma di una malattia “da mettere in panchina”, come affermano il direttore della Struttura di Neurologia, il prof. Roberto Cantello, e di  Neuropsichiatria infantile, il dott. Maurizio Viri.

 Per il neurologo, dott. Gionata Strigaro «Novara riceve i malati di epilessia in due centri di qualità, il Centro per l’adulto e quello per l’età evolutiva. Le due strutture dell’Aou hanno voluto celebrare la Giornata, inaugurando la panchina viola, iniziativa nell’ambito di un progetto nazionale di divulgazione, perché l’epilessia è gravata di un severo stigma: la gente ha paura perché non la conosce, non la comprende e quindi va informata».

Afferma l’assessore alle politiche sociali del Comune di Novara, Teresa Armienti: «Novara è una città solidale e sensibile. Lo dimostrano ogni giorno le associazioni, i volontari e i cittadini che, di concerto con le istituzioni, operano a favore della comunità. Questa panchina, oggi, rappresenta un ulteriore strumento di sensibilizzazione nei confronti di una patologia purtroppo diffusa su cui c’è bisogno di tanta attenzione e ricerca».

«Un importante evento simbolico» definisce così l’evento il direttore generale dell’Aou, il dott. Gianfranco Zulian. Che aggiunge: «E’ una iniziativa utile anche per abbattere quelle forme di pregiudizio che ancora esistono nei confronti della malattia».