La Fondazione BPN per il Territorio ha messo a disposizione dell’Azienda ospedaliero-universitaria “Maggiore della Carità” la somma di 100.000 euro per l’acquisizione, a favore della struttura complessa a direzione universitaria “Urologia” diretta dal professor Alessandro Volpe, dell’apparecchiatura “Biojet”, una moderna strumentazione che permette una diagnosi più accurata della patologia prostatica tramite l’integrazione dell’immagine ecografica con quella della risonanza magnetica prostatica multiparametrica (Fusion biopsy).
Grazie al finanziamento di questa nuova tecnologia sarà possibile migliorare in modo significativo la diagnosi precoce e la terapia della neoplasia più frequente nella popolazione maschile: il carcinoma prostatico. Si tratta infatti di un nuovo e sofisticato sistema per la biopsia prostatica che consente di intercettare meglio il tumore alla prostata con un’elevata accuratezza diagnostica ed minor numero di prelievi bioptici, con un conseguente notevole miglioramento della “compliance” del paziente.
Il sostegno economico di tale iniziativa rappresenta un’ulteriore prova della grande attenzione e generosità sempre dimostrata dalla Fondazione Banca Popolare di Novara per il Territorio.
Con questo contributo, che ha coperto l’intero costo dell’apparecchiatura, i finanziamenti della Fondazione BPN a favore dell’A.O.U. Maggiore della Carità hanno infatti raggiunto negli ultimi anni la cifra complessiva di oltre 6.000.000 di euro.
“Con l’inaugurazione della nuova apparecchiatura per l’effettuazione della diagnosi precisa e precoce del carcinoma prostatico – afferma il presidente della Fondazione Banca Popolare di Novara per il Territorio, Avvocato Franco Zanetta – si completa il trittico di macchinari per l’Azienda Ospedaliera che la Fondazione ha finanziato nel corso dell’ultimo anno: Argon Laser “a caschetto” per le retinopatie, Navigatore Brain-Lab per la Neurochirurgia e, ora, Biojet per Urologia.
Un piano di acquisizioni, concordato con il direttore generale dottor Mario Minola, che consente all’Ospedale Maggiore di mantenersi all’avanguardia nell’eccellenza tecnologica in settori di grande importanza per le necessità dei cittadini-pazienti.
Nello specifico, l’apparecchiatura che oggi viene presentata viene incontro all’esigenza fondamentale di garantire esami dall’esito più accurato e meno invasivo.
Una ulteriore dimostrazione della positiva collaborazione tra struttura pubblica ed ente finanziatore privato, portatrice di notevoli benefici per l’intera collettività del nostro territorio.”
La «biopsia per fusione»
Il carcinoma prostatico rappresenta la prima neoplasia per incidenza nei maschi italiani ed è la patologia oncologica con cui più frequentemente lo specialista urologo si confronta nella pratica clinica quotidiana. L’impatto sociale ed economico del carcinoma prostatico in Italia è rilevante, come chiaramente dimostrato dal numero sempre crescente di ricoveri ospedalieri per questo tipo di tumore.
Le statistiche dei registri tumori italiani hanno evidenziato che nel 2014 sono stati diagnosticati 3600 nuovi casi di carcinoma prostatico e ben oltre 6000 uomini sono morti per malattia metastatica.
In presenza di un sospetto clinico di malattia (esplorazione rettale con riscontro di nodulo prostatico) e/o di elevazione del marcatore sierico PSA (Prostate Specific Antigen), la diagnosi di tumore prostatico viene tradizionalmente eseguita mediante l’esecuzione di biopsie della prostata eseguite con guida ecografica. In Europa si eseguono oltre un milione di biopsie prostatiche all’anno.
Tali biopsie vengono abitualmente effettuate con multipli prelievi (generalmemte 12-14) seguendo uno schema prestabilito (biopsia standard), campionando “alla cieca” il tessuto prostatico, in quanto l’ecografia ha una scarsissima capacità di inviduazione delle aree tumorali. Molti di questi prelievi risultano falsamente negativi, semplicemente perchè l’ago non è stato indirizzato nella zona dove è presente il tumore.
Una tecnologia che ha trovato uno spazio sempre crescente nella diagnostica del carcinoma prostatico è la Risonanza Magnetica prostatica multiparametrica che consente di visualizzare e caratterizzare mediante immagini seriali la presenza di una o più lesioni tumorali all’interno della ghiandola prostatica.
Studi clinici recenti hanno anche dimostrato che la risonanza magnetica prostatica è molto utile soprattutto nella diagnosi di neoplasie clinicamente significative, che presentano un maggior rischio di progressione e quindi un rischio più elevato per la vita del paziente.
Attualmente, grazie all’introduzione di nuove tecnologie è possibile eseguire biopsie mirate con l’intento di ridurre il numero di prelievi necessari per ottenere una diagnosi ed aumentando nello stesso tempo la probabilità di individuare e caratterizzare meglio il tumore.
Questo risultato è stato ottenuto grazie all’integrazione delle immagini dell’ecografia con quelle della Risonanza Magnetica Prostatica Multiparametrica.
La cosiddetta biopsia “fusion” consente di guidare l’ago esattamente nell’area/e sospetta/e per neoplasia alla risonanza magnetica grazie alla “fusione” delle immagini della prostata ricavate dallo studio mediante risonanza magnetica con quelle ecografiche acquisite in tempo reale durante l’esecuzione della biopsia.
Alla migliore accuratezza diagnostica si unisce un minor rischio di complicanze della biopsia (infezioni, sanguinamento) come conseguenza della riduzione del numero di prelievi necessari per la diagnosi.
Per questi motivi l’acquisizione del sistema di biopsia prostatica “fusion” Biojet, ottenuto grazie alla generosa donazione della Fondazione Banca Popolare di Novara, costituisce un ulteriore potenziamento dell’armamentario diagnostico e terapeutico della Struttura di Urologia del Maggiore, che da anni è all’avanguardia nel trattamento delle neoplasie urologiche. L ‘acquisizione nel luglio 2014 del sistema robotico di nuova generazione da Vinci Xi permette infatti di eseguire l’intervento di prostatectomia radicale (asportazione della ghiandola prostatica per tumore) con minore invasività, modesto rischio di sanguinamento, breve tempo di ricovero, ottima preservazione della continenza urinaria ed anche della funzione sessuale nei casi con adeguata indicazione. Il Prof. Volpe e la sua equipe hanno eseguito finora quasi 200 interventi di chirurgia robotica, in prevalenza prostatectomia radicali, con risultati estremamente soddisfacenti. Nei casi con tumore prostatico avanzato ad alto rischio è anche possibile associare alla chirurgia (eseguita questa volta con tecnica tradizionale) la radioterapia intraoperatoria, della quale il Maggiore è il centro con maggiore esperienza a livello internazionale.
“L’iniziativa odierna della Fondazione BPN per il Territorio è una nuova tappa del percorso condiviso con la Fondazione dalla nostra Azienda ospedaliero-universitaria ”– dichiara il dottor Mario Minola, direttore generale dell’A.O.U. di Novara – “che sta portando a notevoli risultati a favore non solo della popolazione novarese, ma anche di un ambito più vasto di circa un milione di abitanti poiché l’Azienda Ospedaliero Universitaria di Novara vedrà ulteriormente rafforzato il suo ruolo di “Hub” di riferimento di tutto il quadrante del Piemonte nord-orientale nell’ottica di una risposta sanitaria appropriata ed efficiente ai bisogni di salute. Questa attrezzatura , donata all’equipe urologica dell’A.O.U. di Novara, di elevata qualificazione professionale che già dispone dei più recenti sviluppi tecnologici nel settore, pone l’Azienda Ospedaliero Universitaria di Novara all’avanguardia in campo oncologico, consentendo ulteriori miglioramenti nella prevenzione, nella diagnosi e nella terapia di uno dei tumori più frequenti nella popolazione.”.