Immagine acceleratore lineare

Novara, 25 novembre 2022 – L’Azienda ospedaliero-universitaria “Maggiore della Carità” di Novara ha recentemente acquisito per la struttura Radioterapia oncologica, diretta dal professor Marco Krengli, un’apparecchiatura ibrida di nuova generazione per il trattamento con radioterapia di alta precisione dei tumori, la cui fase di installazione è iniziata nel mese di ottobre 2022 e sarà disponibile per uso clinico dalla metà del 2023.

Si tratta del terzo acceleratore lineare di questa tipologia che verrà installato in Italia, dopo l’Ospedale Negrar di Verona e gli Spedali Civili di Brescia.

L’acquisizione consentirà all’ospedale di Novara di entrare a far parte di un consorzio di centri internazionali di alto profilo, fra cui il Royal Marsden Hospital di Londra e l’MD Anderson Cancer Center di Houston negli U.S.A. per lo sviluppo clinico e le attività di ricerca.

L’apparecchiatura rappresenta una vera rivoluzione tecnologica e clinica. Si tratta di un sistema ibrido composto da un acceleratore lineare medicale integrato con una risonanza magnetica ad alto campo (1,5 Tesla, la stessa utilizzata per acquisizione di immagini diagnostiche).

Questa apparecchiatura consente al radioterapista oncologo di disporre di immagini di altissima qualità e definizione che possono guidare sia la fase di pianificazione del trattamento, sia la fase di erogazione dello stesso consentendo una vera medicina di precisione adattata al singolo paziente.
Si ha infatti la possibilità di monitorare in tempo reale la posizione e le caratteristiche del bersaglio tumorale oltre che dei tessuti sani circostanti da proteggere, consentendo di adattare quotidianamente il piano di cura alle condizioni del paziente e non viceversa come avviene nella radioterapia guidata dalle immagini, tradizionalmente utilizzata.

L’elevata definizione delle immagini e la possibilità di monitorare in tempo reale sia la lesione tumorale che gli organi circostanti permettono di ridurre l’esposizione di questi ultimi a dosi di radiazioni minime e di erogare dosi maggiorate al tumore massimizzando la possibilità di risposta dello stesso. Questa tecnologia è applicabile in tutti i distretti anatomici, anche se il vantaggio maggiore ad oggi è stato dimostrato per alcune sedi anatomiche come l’alto addome (es. neoplasie del pancreas e del fegato), della regione pelvica (es. neoplasie della prostata, del retto. ginecologiche) e le neoplasie polmonari.

Questo innovativo sistema consente in molte situazioni anche una significativa riduzione della durata del ciclo terapeutico (trattamento ipofrazionato). Infatti, la possibilità di usare dosi più alte di radiazioni in sicurezza, rispetto alla radioterapia convenzionale, permette ai pazienti di terminare il ciclo di trattamento in un numero di sedute più contenuto.