A 7 anni dall'entrata in vigore, 2 italiani su 3 ignorano l'esistenza della legge 38 del 15 marzo 2010, che garantisce il diritto di accesso alle cure palliative ed alla terapia del dolore. Emerge dai dati di una prima indagine dell'Osservatorio volontario per il monitoraggio della terapia del dolore e delle cure palliative della Fondazione Gigi Ghirotti, presentati la scorsa settimana a Roma al convegno "La nostra legge 38: un bilancio".  Ma c'è anche un dato positivo: chi è stato preso in carico dai centri di terapia del dolore e dagli hospice ne sottolinea qualità umana e professionale. "Siamo orgogliosi del lavoro fatto sinora, ma consapevoli che c'è ancora molta strada da fare e ritengo che, d'intesa con i ministeri della Salute e degli Affari regionali, si possa lavorare su linee di indirizzo da destinare alle Aziende sanitarie ed ospedaliere", osserva Antonio Saitta, coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni. La dott.ssa Rossella Marzi, direttore della Struttura Complessa di Terapia del Dolore dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Novara commenta: «Negli ultimi 6 anni la maggior parte delle Regioni ha recepito le indicazioni nazionali definendo la base normativa indispensabile per implementare la propria Rete regionale per la Terapia del dolore, tenendo conto delle specificità locali. Tra tutte, per il livello di analisi e di dettaglio nella definizione della Rete di Terapia del Dolore, ci si riferisce alla Regione Piemonte , alla Regione Lombardia, alla Regione Emilia Romagna .Questo importante sforzo normativo avviato dalla Legge 38/2010 ha portato alla definizione, trasversale a tutte le Regioni, di un sistema a 3 livelli differenziati ma integrati di complessità progressiva sia organizzativo/gestionale, sia diagnostico-terapeutica. E ad oggi esiste un’alleanza spontanea di 23 centri HUB di Terapia del Dolore ( su 26 ) accreditati dalle rispettive Regioni; si tratta di PIN HUB ( Pain Interregional Network ), piattaforma scientifica per condividere dati ed elaborare PDTA con l’obiettivo dell’appropriatezza terapeutica e del corretto uso delle risorse». «L’aspetto più problematico – conclude la dott.ssa Marzi – è l’assenza di un unico Codice Nazionale per la Disciplina di Terapia del Dolore da utilizzarsi da parte dei Centri specialistici, come già detto previsti dalla Legge 38/2010 e dai successivi Decreti applicativi. Ciò porta attualmente all’ impossibilità di tracciare e monitorare in modo specifico le proprie attività da parte delle équipes che operano nei 4 set assistenziali ospedalieri precedentemente descritti: ambulatoriale, day hospital , day surgery ed, in particolare, di ricovero ordinario. Quindi, è indispensabile e non più differibile l’ identificazione di un Codice Nazionale per la Terapia del Dolore che specifichi l’attività dei Centri Specialistici accreditati affinchè si possa guardare al futuro creando la Rete interregionale di Terapia del Dolore».