DESTINY-Breast09 è uno studio clinico di fase 3 che sta elaborando nuove strategie farmacologiche contro il carcinoma mammario HER2-positivo localmente avanzato o metastatico. I risultati dello studio sono stati presentati il 2 giugno scorso durante il Congresso Annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO 2025); i dati dimostrano che la combinazione di trastuzumab deruxtecan e pertuzumab è in grado di rallentare in modo significativo la progressione del carcinoma mammario HER2-positivo localmente avanzato o metastatico, ritardando il momento in cui la malattia torna a crescere rispetto alla terapia attualmente utilizzata come standard.
Lo studio ha coinvolto 1.157 pazienti con carcinoma mammario HER2-positivo localmente avanzato o metastatico, mai trattate prima con chemioterapia o farmaci anti-HER2. Le pazienti sono state suddivise casualmente in tre gruppi, che hanno ricevuto: trastuzumab deruxtecan con placebo, trastuzumab deruxtecan con pertuzumab, oppure la terapia standard (THP). Nella prima analisi presentata all’ASCO, è emerso che la combinazione trastuzumab deruxtecan + pertuzumab riduce del 44% il rischio che la malattia torni a crescere o che la paziente muoia, rispetto alla terapia standard. Inoltre, il tempo medio in cui la malattia è rimasta stabile è stato di oltre tre anni (40,7 mesi) contro circa due anni e mezzo (26,9 mesi) nel gruppo THP. Ad oggi, tuttavia, trastuzumab deruxtecan non è ancora approvato per l’uso in prima linea, e resta un farmaco sperimentale.
Grazie alla partecipazione allo studio clinico internazionale DEMETHER, l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Novara offre alle pazienti con carcinoma mammario HER2-positivo localmente avanzato o metastatico la possibilità concreta di accedere già da ora a trastuzumab deruxtecan come prima linea di trattamento, anticipando i tempi dell’approvazione ufficiale.
«Novara è uno dei soli due centri nel Nord Italia, e l’unico in Regione Piemonte, coinvolti nello studio DEMETHER – spiega Alessandra Gennari, direttore della struttura di Oncologia dell’Aou di Novara e professoressa ordinaria all’Università del Piemonte Orientale, che ha preso parte al congresso di Chicago –. Per le pazienti piemontesi si tratta di un’occasione rara e preziosa per ricevere un trattamento innovativo e potenzialmente più efficace, prima che venga reso disponibile su larga scala. La partecipazione a questo importante studio clinico rappresenta una concreta opportunità terapeutica per le nostre pazienti e conferma Novara come centro oncologico di rilievo internazionale.»