La risonanza mediatica relativamente ai casi di meningite da meningococco verificatisi in questi ultimi mesi ha fatto registrare una attenzione elevata sull’argomento da parte delle persone, talvolta anche generando confusione ed allarmismo ingiustificato.
La Direzione Sanitaria e la Medicina del Lavoro ritengono pertanto necessario diffondere alcune notizie utili per dare la giusta dimensione del problema a tutti i lavoratori dell’AOU e utili agli operatori sanitari per rispondere in maniera corretta a richieste di informazioni ed a dubbi posti dagli utenti.
L’Assessorato Regionale ha recentemente diffuso un documento che fotografa la situazione epidemiologica regionale, con particolare riferimento ai seguenti aspetti:
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in Piemonte, a partire dal 2008, l’andamento dei casi di malattia invasiva da meningococco mostra una riduzione significativa.
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Nel 2016, l’incidenza è di 15 casi, dato in linea con quello registrato a livello nazionale.
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Il valore massimo di incidenza si è riscontrato nel 2009, anno che ha preceduto l’introduzione della vaccinazione antimeningococco C in regione.
Ad oggi, in considerazione dei dati epidemiologici sopra espressi, l’Assessorato Regionale non ritiene necessario modificare l’attuale offerta vaccinale contro le meningiti batteriche. Non è pervenuta alcuna indicazione a vaccinare gli operatori sanitari come misura precauzionale.
L’attuale calendario vaccinale prevede l’offerta attiva e gratuita della vaccinazione contro la meningite da meningococco di tipo C e B, da Haemophilus influenzae b e da pneumococco nei bambini ed adolescenti.
Viene altresì garantita la vaccinazione di tutti i soggetti ad elevato rischio per patologia tra cui:
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malattie che indeboliscono gravemente le difese immunitarie del soggetto (soggetti HIV positivi, soggetti sottoposti a chemioterapia antitumorale, radioterapia, uso prolungato di cortisonici ad alte dosi)
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diminuita funzionalità o asportazione della milza
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portatori di impianto cocleare.
La principale causa di contagio è rappresentata dai portatori sani ma in tutti i casi la contagiosità è comunque bassa ed i casi secondari sono rari.
I provvedimenti necessari per limitare il rischio di casi secondari sono fondamentalmente due:
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inviare immediata comunicazione telefonica al medico reperibile di Direzione Sanitaria tutte le volte che si pone in diagnosi differenziale il sospetto di malattia invasiva da meningococco. La Direzione Sanitaria, acquisiti i risultati degli esami di laboratorio, nei casi risultati positivi, effettuerà la relativa indagine epidemiologica.
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L’indagine epidemiologica fornirà le indicazioni necessarie per effettuare un corretto intervento di profilassi con antibiotici.
La profilassi antibiotica deve essere rivolta ai contatti stretti dei malati.
Definizione di contatto stretto: soggetti che frequentano “regolarmente” (quotidianamente) il paziente: partners sessuali, compagni di classe, compagni di lavoro che condividono la stessa stanza, operatori sanitari esposti.
Quindi si ribadisce che, nella valutazione di contatto stretto (che deve essere fatta caso per caso) devono essere considerati:
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i conviventi, considerando anche l’ambiente di studio (la stessa classe) o di lavoro (la stessa stanza)
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chi ha dormito o mangiato spesso nella stessa casa del malato
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le persone che nei sette giorni precedenti l’esordio hanno avuto possibili contatti con la sua saliva (attraverso baci, stoviglie, spazzolini da denti, giocattoli)
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i sanitari che sono stati direttamente esposti alle secrezioni respiratorie del paziente (per esempio durante manovre di intubazione o respirazione bocca a bocca).
Per quanto riguarda gli aspetti relativi alle misure di isolamento da attuare per i pazienti affetti da una malattia invasiva meningococcica si deve fare riferimento ai documenti aziendali specifici disponibili sul sito intranet aziendale alla voce “Comitato Infezioni ospedaliere” dove è possibile reperire anche il documento in cui sono contenute le modalità di segnalazione dei casi sospetti e la modulistica per la notifica da inviare in Direzione Sanitaria.