11 Settembre 2023 12:20
Novara, 10 settembre 2023 – In occasione della Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio 2023 (World Suicide Prevention Day) che si celebra il 10 settembre si tiene a Roma l’annuale Convegno internazionale di suicidologia e salute pubblica a cui partecipa anche la struttura di Psichiatria dell’A.O.U. Maggiore della Carità, diretta dalla professoressa Patrizia Zeppegno.
Poter parlare e riflettere sul problema del suicidio è necessario, e ogni iniziativa in questo senso deve essere sostenuta. I dati epidemiologici a livello mondiale ci dicono che ogni anno muoiono per suicidio 700 000 persone, mentre il tasso di tentativi di suicidio è ancora superiore. Quando si parla in generale di suicidio, si affronta un fenomeno complesso e con molte sfumature. È tuttora doloroso e difficile parlarne ad ogni livello, da quello della comunità scientifica a quello della popolazione, passando anche attraverso tutte le “regole” per una “corretta” comunicazione a livello mediatico. È noto infatti da questo punto di vista come parlare del problema del suicidio possa oscillare tra un effetto protettivo (effetto Papageno) ed uno potenzialmente dannoso (effetto Werther). Ciononostante parlarne è necessario, anche per superare i pregiudizi e lo stigma che potrebbero contribuire alla difficoltà delle persone di chiedere aiuto. Aiuto che è necessario sia per chi lotta con il pensiero di togliersi la vita, acutamente o cronicamente, sia per chi è vicino a queste persone. Oltre all’impatto sul singolo individuo, infatti, i tentativi di suicidio ed il fenomeno del suicidio nel suo complesso impattano, nel breve e nel lungo termine, sui “survivors”, sulle famiglie e sulla intera comunità.
“ Vi sono aree che la ricerca scientifica sistematica fatica a toccare, ed il suicidio è una di queste, per la complessità dell’accessibilità e della raccolta dei dati, oltre che per significative differenze tra le varie parti del mondo (presenza o meno di registri rispetto al suicidio, varie quote di “sommerso” che portano ad una sottostima del problema)”- spiega la professoressa Zeppegno – . Tuttavia, come medici e come psichiatri, non possiamo non partecipare ad un dialogo sul tema, considerando che anche e proprio la relazione tra patologia psichiatrica e suicidio deve essere oggetto di riflessione e discussione. Infatti, se da una parte il rischio suicidario può essere correlato alla malattia,- continua Zeppegno – dall’altra non si può dimenticare che “i comportamenti umani, per quanto simili, rimandano costantemente ad una pluralità di significati. Il suicidio, come anche l’omicidio, è più originario della malattia […]” (Eugenio Torre, 2015). L’auspicio è quindi continuare ad essere attivi partecipanti in un processo di apertura al pensiero ed all’azione su questo tema, come ricercatori, come clinici, come esseri umani.