Lunedì 1 dicembre si celebra la Giornata Mondiale per la lotta all’AIDS.
A distanza di poco più di 40 anni dall’inizio dell’epidemia si stima che oltre 90 milioni di persone nel mondo abbiano contratto l’infezione da HIV e, di queste, quasi 45 milioni siano morte per malattie correlate all’AIDS.
Oggi in Italia vivono circa 150.000 persone con infezione da HIV, un numero in progressivo aumento, come confermano i dati dell’anno 2024 dell’Istituto Superiore di Sanità che riportano 2379 nuove infezioni.
Dopo un’iniziale riduzione dei casi dal 2012 al 2020, l’andamento delle nuove diagnosi ha mostrato un aumento costante dal 2021 al 2023, con dati stabili nel 2024.
Quasi l’80% dei nuovi casi diagnosticati è di sesso maschile e ha un’età mediana di 41 anni, un’età leggermente più alta rispetto alle femmine, che hanno un’età mediana di 40 anni.
Nel corso degli anni, inoltre, si registra un progressivo innalzamento dell’età mediana alla diagnosi di HIV.
In particolare, la fascia d’età 30-39 anni rimane quella più rappresentata, e l’incidenza nei maschi è 3 volte superiore a quelle delle femmine.
Anche la proporzione di nuovi casi tra gli over 50 e gli ultra sessantenni è in aumento: questi dati suggeriscono che l’HIV non è più una questione esclusiva delle generazioni più giovani, ma coinvolge in modo crescente anche persone di mezza età e anziane.
Le ragioni di questa tendenza possono essere molteplici: una minore percezione del rischio tra le generazioni adulte, e forse una minore attenzione alle pratiche di prevenzione tra chi non si sente più “a rischio”.
È importante sottolineare che l’aumento dei nuovi casi tra le fasce di età più avanzate si accompagna a una maggiore frequenza di diagnosi tardive, spesso in fase clinicamente avanzata o già in AIDS.
Nel 2024, infatti il 40,3% delle persone con una nuova diagnosi di infezione da HIV è stato diagnosticato tardivamente o con manifestazioni di AIDS, questo soprattutto nei maschi e nelle femmine che acquisiscono l’infezione tramite rapporti sessuali eterosessuali, mentre c’è una tendenza alla diagnosi precoce nei maschi che fanno sesso con maschi.
Questo fenomeno evidenzia la necessità di campagne di sensibilizzazione rivolte in particolare alle donne, agli adulti e agli anziani, spesso trascurati dalle iniziative di prevenzione.
Anche a Novara i dati sulle nuove diagnosi nel 2024 e 2025 sono in linea con i dati Italiani.
Negli ultimi anni infatti, presso l’Ambulatorio prevenzione e cura dell’HIV delle sindromi correlate afferente alla struttura di Malattie Infettive dell’AOU Maggiore della Carità di Novara, diretta dal dottor Claudio Nebbiolo, vengono diagnostiche annualmente tra le 15 e le 20 nuove infezioni. Queste nuove infezioni riguardano persone sia uomini che donne, in media al di sotto dei 50 anni. La principale via di trasmissione è tramite i rapporti sessuali non protetti”. L’Ambulatorio di Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Maggiore della Carità di Novara segue attualmente oltre 650 pazienti ed è il secondo centro in Piemonte.
“Se una volta avere la diagnosi di AIDS corrispondeva ad una condanna, oggi, se diagnosticata in tempo e trattata tempestivamente l’infezione da HIV decorre in modo cronico. La terapia antiretrovirale, che deve essere assunta con costanza e per tutto il resto della vita, garantisce un’aspettativa e una qualità di vita sempre più simile alla popolazione generale” – spiega la dottoressa Olivia Bargiacchi, specialista della struttura “Malattie Infettive” – “E’, inoltre, stabilito che coloro che assumono regolarmente la terapia antivirale non trasmettono più il virus anche nei rapporti sessuali non protetti”.
Le persone che vivono con HIV oggi presentano frequentemente patologie croniche legate anche all’invecchiamento ma che si manifestano in età precoce, per questo è necessario sempre di più la presa in carico del paziente da parte di team multidisciplinare in modo da gestire al meglio anche le comorbilità che possono sopraggiungere.
Nonostante i progressi farmacologici e le migliori prospettive di vita, è necessario riportare l’attenzione sulla prevenzione, il primo passo per contrastare la diffusione dell’HIV.
Innanzitutto tramite l’utilizzo del preservativo nei rapporti sessuali in quanto questo protegge non solo dal virus dell’HIV, ma anche da altre infezioni sessualmente trasmissibili come sifilide e gonorrea. In aggiunta, nei soggetti ad alto rischio si può avviare una profilassi pre esposizione (detta PrEP). La PrEP consiste nell’assumere quotidianamente oppure al bisogno la terapia antivirale sotto stretto controllo medico.
La diagnosi precoce tramite il test HIV è fondamentale per garantire una lunga aspettativa di vita e per bloccare la diffusione del virus ad altre persone. Il test dovrebbe essere considerato come un esame di routine nella popolazione sessualmente attiva, senza stigmatizzare quelli che possono essere considerati comportamenti a rischio.
Per facilitare l’accesso a questo importante test diagnostico, presso l’ambulatorio di Malattie infettive dell’ospedale Maggiore di Novara è possibile sottoporsi al test HIV in modo gratuito, anonimo e senza prenotazione dal lunedì al venerdì, dalle ore 8.00 alle 12.00.