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Due panchine lilla, simbolo della lotta contro i disturbi del comportamento alimentare, sono state installate davanti all’ingresso carrabile dell’Azienda ospedaliero-universitaria “Maggiore della Carità” di Novara, in largo Bellini. L’iniziativa è stata promossa dal Kiwanis Club Novara Monte Rosa, nell’ambito di una campagna nazionale di sensibilizzazione su un tema sempre più attuale e delicato, soprattutto tra i più giovani.

La cerimonia di inaugurazione si è svolta alla presenza del presidente del Kiwanis Club, Massimo Collimedaglia, che ha sottolineato l’impegno dell’associazione nel sostenere progetti a favore della salute e del benessere delle nuove generazioni.

Al Centro polifunzionale per la cura dei disturbi del comportamento alimentare dell’ospedale Maggiore di Novara si rivolgono tra le 70 e le 80 persone all’anno. Qui iniziano un percorso di cura contro anoressia, bulimia e altre malattie legate all’alimentazione.

Il Centro offre servizi specifici e aggiornati per aiutare la gente a contrastare questo tipo di patologia, andando dalla nutrizione allo sportello psicologico.

Quello che serve è un approccio multidisciplinare nei confrontii di una malattia che interessa fasce d’età sempre più ampie” evidenzia il direttore della struttura complessa Dietetica e nutrizione clinica, dottor Sergio Riso. “Alcuni pazienti possono essere ricoverati qui – spiega – e poi proseguire i loro percorsi di cura in altre strutture del territorio grazie alla rete che abbiamo creato in collaborazione con l’ASL di Novara e l’Università del Piemonte Orientale

Hanno partecipato all’evento oltre al direttore generale dell’AOU di Novara, Stefano Scarpetta, al dottor Sergio Riso, e al presidente dell’Ordine dei Medici di Novara, Federico D’Andrea anche i rappresentanti delle istituzioni locali e dell’Assa a conferma del coinvolgimento attivo del territorio.

Le panchine lilla non sono solo un elemento visivo: vogliono rappresentare un invito a riflettere, ad ascoltare, a riconoscere e affrontare i segnali spesso silenziosi dei disturbi alimentari, che colpiscono adolescenti, ma anche adulti, e che richiedono un approccio integrato tra medicina, psicologia, educazione e famiglia.

Con questo gesto simbolico ma significativo, si vuole contribuire a rompere il silenzio e combattere lo stigma che ancora oggi circonda queste patologie, promuovendo una cultura della prevenzione, della consapevolezza e dell’accoglienza.