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Il tumore del polmone ad oggi è ancora considerato un “big killer”: secondo i dati del registro tumori (AIOM – AIRTUM 2019) esso rappresenta in Italia la seconda neoplasia più frequentemente diagnosticata tra gli uomini e la terza tra le donne ed è la prima causa di morte per cancro in entrambi i sessi.

Nel 2019 erano attese 42.500 nuove diagnosi a livello nazionale, 29.500 negli uomini e 13.000 nelle donne.

Le migliori chance di cura sono legate alla diagnostica precoce e al trattamento chirurgico: operando i tumori allo stadio I e II si ottengono sopravvivenze del 50-80% a 5 anni.

L’intervento chirurgico di scelta in questi casi è la lobectomia associata alla linfoadenectomia ilo-mediastinica (asportazione del lobo polmonare che contiene la malattia e dei linfonodi loco-regionali).

La via d’accesso usata tradizionalmente per questo tipo di interventi era la toracotomia, ovvero una incisione chirurgica di 15-20 sul torace a livello di uno spazio intercostale che prevede la sezione dei muscoli della parete toracica e la divaricazione delle costole per consentire la visione diretta e  l’ introduzione degli strumenti nelle mani del chirurgo.

 

Le conseguenze negative di questa tecnica chirurgica sono rappresentate in primis dal dolore toracico, dalla limitazione funzionale dell’arto superiore, dalla difficoltà a respirare profondamente e a tossire con efficacia; per ottenere un recupero completo dopo toracotomia necessitano alcuni mesi e nonostante tutte le terapie instaurate, il 20 – 30% dei pazienti circa riferisce dolore cronico post-toracotomico: un dolore persistente di tipo neurogeno, provocato dall’azione del divaricatore costale, che può durare mesi o anche anni.

Con l’intenzione di ovviare a questo tipo di problematiche, si sono sviluppate negli ultimi anni tecniche chirurgiche mini-invasive che consentono l’esecuzione degli stessi tipi di operazioni  chirurgiche per la cura del tumore del polmone – tipicamente la lobectomia con asportazione dei linfonodi – non più per via “aperta” mediante toracotomia ma in VATS (Video Assisted Thoracic Surgery).

L’intervento si effettua con due piccole incisioni cutanee (una di 3 – 4 cm attraverso la quale si esegue fisicamente l’intervento e una di 1 cm che consente l’inserimento di una telecamera nel cavo pleurico per la visione), nessuna sezione muscolare e nessun utilizzo di divaricatore costale.

E’ indubbio che la VATS lobectomy rappresenta una chance terapeutica di tutto vantaggio per il paziente che ha un minor rischio di complicanze post-operatorie e di morte post-intervento, un dolore post-operatorio decisamente ridotto e facilmente controllabile con analgesici minori, ed è correlata con una incidenza trascurabile di dolore cronico.

Accanto a questi risultati paziente-correlati, si osserva una netta riduzione della degenza post-operatoria che sicuramente impatta in maniera positiva anche sul contesto assistenziale famigliare e riduce i costi sanitari procedura-correlati.

Questa opportunità di intervento mini-invasivo viene offerta ai pazienti della struttura complessa a direzione universitaria “Chirurgia toracica” dell’Azienda ospedaliero-universitaria Maggiore della Carità di Novara, diretta dal professor Ottavio Rena, sin dal 2015.

In questi anni sono stati effettuati più di 400 interventi con questa metodica con risultati eccellenti.

Il dato pone l’ospedale Maggiore di Novara tra i primi 5 centri italiani di chirurgia toracica mini-invasiva.

Eseguendo annualmente più dell’85% degli interventi con la tecnica descritta, la struttura “Chirurgia toracica” dell’Azienda ospedaliero-universitaria si conferma quindi centro esperto a livello nazionale per il trattamento mini-invasivo delle neoplasie del polmone, sulla base di una casistica numericamente molto importante.

Nella tabella di seguito vengono evidenziali i dati di risultato, confrontati con quelli della chirurgia tradizionale eseguita su 400 pazienti operati negli anni precedenti:

 

 

VATS-lobectomy

Toracotomia

Età media (anni)

72

69

Durata media ricovero (giorni)

4.2

6.5

Complicanze post-operatorie

22%

34%

Dolore significativo post-operatorio (VAS>4) in giorno 3

4%

25%

Mortalità a 30 giorni

0.5%

2.5%

Dolore cronico (VAS>4 a 90 gg)

0.1%

22%

Sopravvivenza a 5 anni

72%

69%

                                                                                           

La mini-invasività della metodica e i minori effetti collaterali correlati con la stessa hanno consentito di proporre la terapia chirurgica del tumore del polmone anche a soggetti anziani o resi particolarmente fragili da altre malattie croniche preesistenti, come le patologie cardio-vascolari e la broncopneumopatia cronica.