Novara, 28 giugno 2019 – E’ stato eseguito presso l’Aou di Novara per la prima volta nel Nord Italia un trapianto di rene con utilizzo del robot chirurgico da Vinci Xi. L’ospedale novarese è tra le prime strutture in Europa ad eseguire un trapianto renale con questo approccio. Una madre di 67 anni ha donato generosamente uno dei suoi due reni alla figlia di 43 anni affetta da un quadro di grave insufficienza renale cronica che la avrebbe condotta in breve tempo alla necessità di trattamento dialitico, un trattamento di filtrazione del sangue che deve essere eseguito più volte ogni settimana.
L’intervento è stato eseguito dall’equipe della Struttura complessa a direzione universitaria di Urologia diretta dal prof. Alessandro Volpe in collaborazione con la Struttura complessa a direzione ospedaliera di Chirurgia vascolare diretta dalla dott.ssa Carla Porta.
Prima del trapianto il prof. Volpe, coadiuvato dalla dott.ssa Monica Zacchero, urologa della sua equipe, ha prelevato l’organo dalla madre con tecnica laparoscopica mini-invasiva, cioè utilizzando piccole incisioni dopo aver disteso la cavità addominale con anidride carbonica. Il rene è stato quindi preparato per l’intervento dalla dott.ssa Porta e dal dott. Renato Cassatella, chirurgo vascolare.
Il trapianto è stato quindi eseguito dal prof. Volpe in collaborazione con la dott.ssa Porta, assisiti dal dott. Paolo Umari utilizzando il più moderno sistema robotico (da Vinci Xi), che è stato installato presso l’Aou di Novara per primo in Italia nel settembre 2014 e con il quale l’equipe urologica ha eseguito finora oltre 400 interventi. Il robot consente di eseguire operazioni complesse mediante sottili strumenti chirurgici che vengono inseriti attraverso piccoli fori praticati a livello addominale. Il trapianto è stato infatti eseguito attraverso 4 millimetriche incisioni, che hanno consentito di introdurre gli strumenti robotici, a cui si è aggiunta una incisione a livello dell’ombelico attraverso la quale è stato introdotto il rene. Sono stati dapprima congiunti i vasi del rene della mamma con i vasi della figlia in regione pelvica e quindi è stato congiunto l’uretere alla vescica per permettere il deflusso dell’urina per le vie naturali.
Il decorso è stato ottimo, senza necessità di significativa terapia del dolore, con una precoce ripresa della diuresi ed un miglioramento significativo della funzionalità renale della giovane donna senza severe compromissione della funzionalità renale della mamma.
Era presente in sala operatoria il dott. Alberto Breda, responsabile dell’equipe di trapiantologia renale presso la Fundaciò Puigvert di Barcellona, il primo chirurgo ad eseguire questa procedura in Europa nel 2016. L’anestesia è stata gestita dalla dott.ssa Simona Guani e dalla dott.ssa Claudia Montagnini, che lavorano con la dott.ssa Maria Cristina Mameli nell’equipe anestesiologica, diretta dal prof. Francesco Della Corte, dedicata della sala operatoria urologica.
Il trapianto con approccio robotico rappresenta un’innovazione clinicamente molto significativa. Il Centro trapianti renali dell’Aou Maggiore di Novara, diretto dal prof. Vincenzo Cantaluppi, rappresenta una delle unità più attive in questo ambito a livello nazionale. Dal 1997 ad oggi, prima sotto la direzione del prof. Giuseppe Verzetti, poi con il prof. Piero Stratta, sono stati eseguiti circa 1300 trapianti, di cui circa 125 da donatore vivente con ottimi risultati in termini di sopravvivenza del rene trapiantato e di soddisfazione da parte dei pazienti. Negli ultimi anni la proporzione di trapianti da donatore vivente rispetto ai trapianti totali ha superato il 20%, raggiungendo gli standard dei paesi europei più virtuosi in questo settore.
«Ogni tentativo mirato a migliorare i risultati del trapianto renale risulta estremamente importante per valorizzare al massimo ogni donazione, in modo ancor più importante se eseguita da un donatore vivente – afferma il Prof. Volpe – La chirurgia robotica permette vantaggi in termini estetici (riduzione delle incisioni chirurgiche) ma soprattutto di qualità della procedura (minor trauma chirurgico ed elevatissima precisione delle suture), che si può riflettere in un più rapido decorso postoperatorio, in un ottimale miglioramento della funzione renale ed in una riduzione delle complicanze chirurgiche»