Novara 15 febbraio 2018 - L’incontro in programma oggi, giovedì pomeriggio, 15 febbraio, nell’aula magna dell’azienda ospedaliero-universitaria di Novara si propone dei riprendere il filo della discussione iniziato negli anni Ottanta tra Mario Tiengo, scienziato, fondatore della prima Cattedra di Fisiopatologia e Terapia del Dolore del mondo e Carlo Maria Martini, allora arcivescovo di Milano. E’ finalizzato a cercare una nuova strada che possa garantire il diritto di accesso alla Terapia del Dolore e alle Cure Palliative applicando compiutamente la legge 38/2010.
«Noi medici specialisti in Algologia – spiega la dott.ssa Rossella Marzi, direttore della Struttura complessa di terapia del dolore dell’azienda ospedaliero-universitaria di Novara -possiamo, ed è nostro dovere, curare i pazienti proponendo percorsi terapeutici ed assistenziali con criteri di assoluta obiettività e dinamicità applicativa: questo perché' il dolore fluisce nella sua dimensione temporale, cambia percorso, cambia intensità, propone nuove problematiche e soprattutto mantiene e peggiora se stesso. Punto assoluto di criticità è rompere questo meccanismo di automantenimento ed aggravamento, in modo risolutivo e decisamente precoce; allora la qualità della vita sarà decisamente migliore e potrà essere il piano di supporto per terapie causali. Ecco perché, di fronte ad un simile quadro clinico con tali profili temporali ed evolutivi è obbligatoria prima di tutto una corretta diagnosi algologica in grado si stabilire i fattori patogenetici responsabili dell'insorgenza di quel tipo di dolore e del suo perpetuarsi; poi ,un corretto approccio terapeutico al fine di controllare il dolore continuo, di fondo, con l’utilizzo di farmaci appropriati».
«E, se ancora non fosse sufficiente – aggiunge la dott.ssa Marzi – a questo punto avremo il diritto di proporre alla persona che curiamo il ricorso a terapie invasive ad alta complessità: se il paziente viene correttamente informato sull'esistenza di procedure avanzate, senza distorcerne i pro ed i contro, creando paure immotivate e dubbi irrazionali allora, avuto il suo consenso, potremo adottare queste soluzioni cercando di ottenere il massimo risultato in termini di sollievo dal dolore con minima incidenza di sintomi collaterali indotti dai farmaci.
Purtroppo accade spesso che si tenda a gestire con personalismo il paziente utilizzando il proprio bagaglio culturale senza guardarsi intorno, senza cercare nelle opportunità terapeutiche disponibili : in questi casi sarà il paziente, specie se anziano, solo e pluripatologico, a pagare la cecità culturale del medico, il suo egoismo operativo, il suo tuttologismo di fondo.
Penso di poter affermare con onestà che i diritti spettano ai pazienti; a noi medici gli obblighi; cioè fare la cosa giusta al momento giusto con una tempistica corretta; mettiamo la persona malata al centro del percorso, camminiamo con lei ,ma informiamola , ascoltiamo i suoi commenti; allora avremo la possibilità di operare in condivisione, di applicare quanto culturalmente e tecnicamente oggi è possibile, di accompagnarla nel percorso di fine vita con la dignità che le spetta .
Sono convinta che la Chiesa possa aiutare la diffusione dell’Algologia. Se questa nuova strada porterà dei frutti essi saranno colti dai pazienti, trent'anni dopo i convegni in cui Tiengo e Martini a Milano disegnavano un futuro che non si è realizzato».

 

 

Programma “Creare ponti tra Chiesa e Scienza”