6 Dicembre 2021

Riduzione dei tempi operatori e miglioramento dei risultati: i vantaggi dell’utilizzo della stampante 3D in Chirurgia Maxillo – Facciale

Negli ultimi anni la stampa 3D e le moderne tecnologie di “imaging” radiologico hanno apportato notevoli cambiamenti nella pratica clinica di medicina e chirurgia con l’obiettivo di favorire aggiornamento e specializzazione nel settore medico.

L’utilizzo di software per l’elaborazione delle immagini in formato “.dicom” sono sempre più di utilizzo quotidiano e consentono una miglior valutazione di esami come TC e RM.

Soprattutto in ambito chirurgico, le case produttrici hanno iniziato la programmazione e lo studio su modelli digitali 3D al fine di poter creare delle protesi impiantabili fatte su misura per i pazienti.

L’utilizzo di questa tecnologia in ambito ospedaliero ha però comportato un incremento dei costi per le Aziende che si traduce in una selezione dei soli casi più complessi.

E’ nata da questa considerazione l’idea di acquisire di una stampante 3D per il reparto di Chirurgia Maxillo-facciale dell’Aou, diretta dal professor Matteo Brucoli, il cui utilizzo è ormai diventato parte integrante nella pianificazione di alcuni interventi chirurgici consentendo sia un abbattimento dei costi sia la possibilità di sfruttare questa tecnologia per un maggior spettro di patologie.

“Basti considerare, ad esempio, che per un prototipo standard per una ricostruzione orbitaria (non personalizzato) il costo di produzione da parte di una ditta esterna è di circa 700 euro” – afferma il professor Brucoli –  “mentre la creazione del modellino effettuata all’interno del reparto per lo stesso intervento chirurgico (e fatta su misura per il paziente) ha un costo di circa 40 euro. Negli interventi ricostruttivi con lembi liberi microvascolarizzati dopo resezioni estese dei mascellari (ad esempio per neoplasie sia maligne che benigne o nelle necrosi mandibolari da radioterapia o da bifosfonati)” – continua Brucoli – “le ditte produttrici simulano e programmano interamente l’intervento con i software creando  dime chirurgiche di taglio e placche in titanio da ricostruzione interamente customizzate al costo di circa 4-5000 euro, mentre la programmazione eseguita direttamente dal reparto con l’utilizzo di placche in titanio da ricostruzione standard viene a costare circa 400 euro, cioè il prezzo dei sistemi di osteosintesi”.

La programmazione e la creazione di modelli 3D con la stampante passa attraverso varie fasi di progettazione, partendo dai dati degli esami TC e RM del paziente, tramite l’utilizzo di software dedicati.

E’ possibile trasformare i dati DICOM degli esami del paziente in dati STL, formato digitale fondamentale per utilizzare i programmi di modellazione digitale.

Infine tramite un programma di stampa vengono pianificate le caratteristiche del modellino 3D finale potendo scegliere il tipo di materiale e la qualità del prodotto in base all’utilizzo che se ne vuole fare.

Tutte le programmazioni sono interamente eseguite dalla equipé dei chirurgi maxillo-facciali utilizzando programmi gratuiti (open-source) e la stampante 3D a disposizione.

Ciò permette di ridurre notevolmente sia i costi sia i tempi operatori con un evidente minor disagio per il paziente.

“La stampante 3D, presente nel reparto di Chirurgia Maxillo-facciale viene utilizzata principalmente in tre ambiti”- spiega il professor Brucoli- “Nella fase di  studio di interventi chirurgici complessi, dove vengono stampati i modelli stereolitografici dello scheletro facciale per studiarne in maniera più dettagliata possibile le caratteristiche al fine di avere una miglior visione tridimensionale in sala operatoria. In traumatologia per la creazione di dispositivi customizzati per i pazienti. In questi casi vengono stampati i modellini 3D delle ossa facciali e su di essi vengono modellate delle placche o delle mesh (griglie) in titanio da utilizzare in sala operatoria. Si ottiene in tal modo una ricostruzione ossea più accurata riducendo i margini di errore chirurgici ed i tempi operatori.

Infine in oncologia, ambito in cui si eseguono interventi demolitivi e ricostruttivi complessi, quali ricostruzioni mandibolari con lembi liberi o interventi che riguardano la demolizione e ricostruzione delle parti orbitarie. In questi casi viene pianificato l’intero intervento chirurgico digitalmente con i software e vengono stampate in 3D sia le repliche del distretto anatomico coinvolto nell’intervento chirurgico, che saranno di ausilio nell’intervento stesso, sia le dime di taglio per la resezione del tumore e per la modellazione dell’innesto in maniera precisa per la ricostruzione del difetto osseo mancante.

Sulla replica 3D dell’intervento chirurgico effettuata i giorni precedenti all’intervento, verrà modellata la placca da ricostruzione che avrà in sala operatoria un’unica posizione di fissaggio, poiché verranno sfruttati gli stessi fori di osteosintesi utilizzati per il posizionamento della dima chirurgica per la resezione del tumore.

Questa pianificazione oltre a ridurre in maniera consistente i tempi operatori (che in questa tipologia di interventi sono molto lunghi) porta ad un predicibile risultato estetico e funzionale”.

 

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3 Dicembre 2021

“Storie di Donne che combattono in Silenzio”. Una serata per ricordare il dramma della violenza sulle donne

Un evento totalmente dedicato al tema della violenza contro le donne quello che ha avuto luogo  nella serata di giovedì 2 dicembre 2021 nell’aula magna dell’ospedale Maggiore di Novara, organizzato e diretto dalla dottoressa  Edit Shahi della Direzione sanitaria dei presidi ospedalieri con la collaborazione di un gruppo formato da ginecologici, ostetriche, caposala, assistenti sociali, infermieri  e psicologhe dell’Azienda.

Inserito nella suggestiva cornice del quadriportico dell’ospedale Maggiore l’appuntamento ha avuto avvio all’aperto con una mini-mostra di “manifesti” e vestiti appesi come i destini delle donne che li hanno indossati.

Denso di empatia, il messaggio introduttivo del direttore sanitario, dottoressa  Daniela Kozel,  sul drammatico problema della violenza sulle donne.

D’effetto anche la musica e   la scenografia con giochi di luci e fiori, oltre agli abiti neri con le coccarde e le scarpe rosse indossati dalle protagoniste dell’evento e la regia composta dai molti  monologhi coinvolgenti e  carichi di quel dolore che solo una storia vera e ben raccontata sa suscitare  e trasportare  nella sofferenza di chi li ha realmente vissuti.

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2 Dicembre 2021

La struttura Emergenza sanitaria 18 tra i protagonisti de “La strada si fa scuola”

Novara, 2 dicembre 2021 – Anche la centrale operativa del 118 è stata tra i protagonisti de “La strada si fa scuola”, l’evento organizzato dalla Questura di Novara con l’Istituto Comprensivo Bellini di Novara.

Gli operatori hanno predisposto un gazebo per ricevere i numerosi studenti che volevano conoscere come si svolge l’attività del 118: in particolare, si sono svolte simulazioni di chiamate di intervento, di come viene organizzata l’emergenza e della risposta che viene data.

«E’ stata un’esperienza molto interessante – afferma il responsabile del 118 per Novara, Vercelli, Biella e Vco, il dott. Roberto Gioachin – che ci ha permesso di illustrare la nostra attività, in modo che i ragazzi potessero capire l’impegno cui siamo chiamati quotidianamente e quali difficoltà ci troviamo ad affrontare. La risposta degli allievi dell’Istituto Comprensivo Bellini à stata davvero positiva».

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2 Dicembre 2021

3 “bollini rosa” all’A.O.U. “Maggiore della Carità ” di Novara

Sono 3 i “bollini rosa” attribuiti oggi all’Azienda ospedaliero-universitaria “Maggiore della Carità” di Novara dalla Fondazione Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere per il biennio 2022-2023.

Fondazione Onda, assegna i “bollini rosa” agli ospedali che offrono servizi dedicati alla prevenzione, diagnosi e cura delle principali patologie che riguardano l’universo femminile.

Rispetto al biennio precedente gli ospedali premiati sono aumentati, passando da 335 a 354. Oltre a una crescita numerica, si assiste a un miglioramento qualitativo dei servizi erogati: gli ospedali che hanno ottenuto il massimo riconoscimento, tre bollini, sono infatti passati da 96 dello scorso bando a 107 di questa edizione. 172 strutture hanno conseguito due bollini e 75 un bollino.

Tre i criteri di valutazione tenuti in considerazione:

la presenza di specialità cliniche che trattano problematiche di salute tipicamente femminili e trasversali ai due generi che necessitano di percorsi differenziati;

– la tipologia e appropriatezza dei percorsi diagnostico-terapeutici e servizi clinico-assistenziali in ottica multidisciplinare;

– l’offerta di servizi relativi all’accoglienza e alla degenza delle utenti a supporto dei percorsi diagnostico-terapeutici (volontari, mediazione culturale e assistenza sociale) e infine il livello di preparazione dell’ospedale per la gestione di vittime di violenza fisica e verbale.

A partire dal 10 gennaio 2022 sul sito www.bollinirosa.it sarà possibile consultare le schede degli ospedali premiati, suddivisi per regione, con l’elenco dei servizi valutati.

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2 Dicembre 2021

Progetto di ricerca unico in Italia con finanziamento della Fondazione Capurro

Novembre, 30 novembre 2021 – Un finanziamento della Fondazione “Franca Capurro” alla struttura di Medicina interna 1 (diretta dal prof. Mario Pirisi) dell’Azienda ospedaliero-universitaria permetterà l’avvio di un progetto di ricerca, al momento mai proposto in Italia, sulla sorveglianza periodica mediante ecografia semestrale per i pazienti cirrotici HCV guariti dopo trattamento dell’epatite C.

Spiega il prof. Pirisi: «L’introduzione dei nuovi farmaci per il trattamento dell’epatite C, i cosiddetti antivirali diretti (DAA), ha portato a ottenere una guarigione dall’infezione in ben oltre il 95% dei casi. Tuttavia, i pazienti curati dal virus in una fase avanzata di malattia (cirrosi) restano a rischio di sviluppare un tumore maligno del fegato, l’epatocarcinoma, quale conseguenza del prolungato stato infiammatorio precedente alla guarigione dall’infezione. Sulla scorta di tali osservazioni le attuali linee guida raccomandano il proseguimento della sorveglianza periodica mediante ecografia semestrale per i pazienti cirrotici HCV guariti dopo trattamento. Questa strategia è volta a una diagnosi precoce dell’epatocarcinoma, in una fase iniziale nella quale le possibilità di trattamento siano migliori: essa trova però il suo limite nella sensibilità dell’ecografia, che è molto meno che ottimale (circa del 63%), e nella non sempre pronta disponibilità di tale indagine sul territorio. A queste note limitazioni, si sono aggiunte le difficoltà insorte nell’ultimo anno e mezzo a causa della pandemia Covid. In questo periodo, infatti, tutte le campagne di screening oncologico sulla popolazione hanno subito una drammatica battuta d’arresto, dovuta alla necessità di dirottare risorse umane ed economiche alla gestione della pandemia, limitando di fatto l’accesso dei pazienti a visite ed esami non giudicati urgenti. In questo contesto, l’utilizzo di predittori alternativi dello sviluppo di epatocarcinoma e l’individuazione di test sierologici che possano essere considerati surrogati dell’ecografia nello screening dell’epatocarcinoma, risulterebbe di particolare interesse.

«Nello specifico – aggiunge il prof. Pirisi – è meritevole di attenzione l’utilizzo di un algoritmo di intelligenza artificiale, il GALAD score (acronimo di Gender, Age, AFP-L3, AFP e Des-carboxy-prothrombin), che consente di calcolare la probabilità di HCC in un paziente cirrotico, basandosi sulla combinazione di parametri demografici (sesso ed età) e biochimici (AFP, AFP-L3 e des-carbossi-protrombina), senza necessità di imaging, con una sensibilità – stando alla letteratura scientifica – almeno del 75% ed una specificità dell’89 %. Questo test, a nostra conoscenza, non è ad oggi mai stato applicato in Italia, in primis perché non incluso tra le prestazioni fornite dal Sistema Sanitario e poi perché richiede una specifica strumentazione non disponibile anche in laboratori per altri versi ben attrezzati».

Grazie ad un finanziamento ottenuto dal Fellowship Program di Gilead, che ha ritenuto di premiare con 30.000 euro un progetto di ricerca della Struttura di Medicina 1 dell’Aou su questa tematica, e al contributo della Fondazione Franca Capurro, che ha aggiunto in questa delicata fase di avvio del progetto ulteriori 6.000 euro, «all’Aou – conclude il prof.Pirisi –  contiamo di avere presto la possibilità di iniziare un programma di sorveglianza gratuita tramite GALAD score. I test biochimici saranno eseguiti presso la struttura Biochimica clinica (diretta dal Prof. Umberto Dianzani) un gruppo di oltre 400 pazienti guariti dall’epatite C, già trattati presso l’ambulatorio epatologico di Medcicina interna 1. Contiamo di sottoporre al locale Comitato Etico il nostro progetto di ricerca, che pensiamo di estendere ad altre realtà regionali, e di iniziarlo prima possibile».

Dichiara Filippo Arrigoni, presidente della Fondazione “Franca Capurro”: «Sono davvero felice di poter continuare la collaborazione, iniziata molti anni fa tramite il finanziamento di una borsa di dottorato, con il prof. Pirisi e la struttura che dirige.
Uno degli effetti più devastanti, e forse tutt’oggi più sottovalutati, della pandemia da Covid-19, è il mancato screening di una serie innumerevole di pazienti, che porterà all’aumento di molte patologie nei prossimi anni.
Per questo motivo, appena il prof. Pirisi ci ha proposto di aiutarlo ad aumentare, grazie a un nuovo macchinario, la sorveglianza sui pazienti che potrebbero sviluppare una forma di epatocarcinoma ci siamo subito resi disponibili all’acquisto di materiale (biomarcatori) che ne permettesse l’utilizzo .
Ringrazio ancora una volta la Direzione e tutto il personale, per il fondamentale lavoro che svolge, e tutte le persone che ci sostengono in queste importanti iniziative».

Per il direttore generale dell’Aou, il dott. Gianfranco Zulian, «il progetto è particolarmente significativo ed è molto importante che un aiuto fondamentale per la sua realizzazioni arrivi dalla Fondazione Franca Capurro, ancora una volta molto sensibile alle esigenze del nostro ospedale».

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29 Novembre 2021

“Storie di donne che combattono”

Giovedì 2 dicembre 2021, alle ore 20.45 presso l’Aula Magna dell’Azienda ospedaliero-universitaria “Maggiore della Carità” di Novara, in corso Mazzini, 18, si terrà l’evento “Storie di Donne che combattono in Silenzio”, storie di vita raccontate dai componenti del gruppo di lavoro aziendale sulla prevenzione alla violenza contro le donne, intervallate dall’esecuzione di brani musicali.

Ingresso gratuito muniti di green pass.

Prenotazione obbligatoria al numero 0321-3734112 attivo dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 15.00

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25 Novembre 2021

Giornata di studio e riflessione sul tema: “Impedire la cultura – una violenza sommersa”

Novara, 24 novembre 2021 – In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, l’Università del Piemonte Orientale, con promotrici dell’evento la prof.ssa Patrizia Zeppegno (direttrice della Struttura di Psichiatria dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Novara, Dipartimento di Medicina Traslazionale UPO), la prof.ssa Fabrizia Santini e la prof.ssa Roberta Lombardi (Dipartimento di Giurisprudenza, Scienze Politiche, Economiche e Sociali UPO), ha organizzato ieri, martedì, una giornata di studio e riflessione sul tema: “Impedire la cultura – una violenza sommersa”.  L’evento è stato patrocinato dal Comune di Novara, dal Comune di Alessandria, dalla Consulta Pari Opportunità di Alessandria, dal Club Soroptimist, dall’Azienda Ospedaliera di Alessandria, dal Centro Studi Cura e Comunità per le Medical Humanities e naturalmente dall’Aou di Novara.

Una attenzione non solo sulla violenza fisica, dunque, ma su una violenza più subdola ma non meno preoccupante, ossia la discriminazione nell’accesso alla cultura ed alla educazione, o ancora, l’imposizione di una cultura.
La riflessione è stata aperta dalle parole di Eugenio Torre, già direttore della Psichiatria dell’Aou di Novara e già professore ordinario di Psichiatria presso l’UPO, che ha ricordato come nella storia della psichiatria si siano succedute tre fasi: assenza di cultura o presenza di pseudo-cultura (con l’abbandono della filosofia), fervore culturale e cambiamenti (con il recupero della filosofia), involuzione culturale e regressione, con la perdita di filosofia e psicopatologia dei manuali diagnostico-statistici. L’intervento di Eugenio Torre si è concluso sottolineando come sia violenza sommersa anche un atteggiamento di eccessiva semplificazione che ci fa perdere di vista l’orizzonte dell’esistenza.
A seguire, l’intervento della prof.ssa Stefania Cerutti (professore associato di Geografia Economico-Politica) ha mostrato come la discriminazione culturale, per quanto differente nei diversi paesi, sia tuttavia presente in ogni realtà.
Il profGiovanni Battista Ramello (professore ordinario di Economia Applicata) ha introdotto l’uditorio agli aspetti economici della discriminazione basata sul genere, illustrando la persistenza della disuguaglianza economica tra uomini e donne, e ha sottolineato la fondamentale importanza della cultura e dell’educazione per aprirsi a possibili cambiamenti.
L’intervento del prof. Davide Porporato (professore associato di Antropologia ed Etnologia) ha approfondito gli aspetti antropologici e storici, tornando a quelle donne che, mentre nel mondo si diffondevano i valori del femminismo, nelle campagne piemontesi sottostavano, ancora giovanissime, ad un matrimonio combinato per procura, e ricordandoci quindi quanto siano ancora “vicine” anche a noi, nel tempo e nello spazio, determinate problematiche.
La riflessione, con l’intervento del prof. Marco Pustianaz (professore associato di Inglese e Teatro) si è allargata abbracciando tutte le discriminazioni basate sul genere.
La testimonianza offerta da Sediqa Fasihi e Shukira Ashrafi, due giovani donne afgane fuggite dal regime dei talebani, con il supporto di Mohammad Jawad Karimy per la traduzione, ha restituito in modo umano, pacato ed allo stesso tempo intenso e dolente, il senso ed il valore di quella libertà che forse troppo spesso viene data per scontata.
Ultimo intervento della mattinata è stato quello della prof.ssa Zeppegno, che ha intrecciato aspetti transculturali e ricerca, in un incontro autentico tra discipline umanistiche e scientifiche, tra saperi diversi, tra lingue e culture tra loro lontane. Un incontro tra uomini e donne che desiderano riflettere sulla violenza di genere e sui suoi risvolti sommersi attraverso il conoscere insieme, perché, come ci ricordano le parole di Socrate citate da Torre, il vero male è proprio l’assenza di conoscenza.
Infine, prima dei saluti, è stato proposto al pubblico il lavoro degli specializzandi della Scuola di specializzazione in Psichiatria UPO, con una suggestione di immagini e musica.

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22 Novembre 2021

Hackability consegna all’Unità spinale di Novara la prima stampante 3D

Il macchinario consentirà di realizzare soluzioni personalizzate in grado di garantire maggiore autonomia a coloro che hanno subito una lesione del midollo. I terapisti occupazionali che hanno seguito il workshop ora potranno lavorare con minor dispendio di tempo e denaro.

Novara, 22 novembre 2021 – Grazie al progetto Tech4Inclusion di Hackability, Novara avrà la sua prima stampante 3D, realizzata con Deltacom. È stata consegnata questo pomeriggio all’Unità spinale guidata dal direttore Maurilio Massara.

Per spiegarne l’utilità bisogna fare una premessa: dopo una lesione al midollo spinale, la riabilitazione permette di acquisire nuove abilità motorie per eseguire gesti anche semplici come mangiare, pettinarsi.

Così i fisioterapisti fanno spesso ricorso a ortesi, tutori adattati alla singola persona.

Per realizzarli devono passare giorni a modellare a mano le termoplastiche.

Tutto ciò con evidenti limiti: un grande impiego di tempo e di energia, e poi l’impossibilità di avere un archivio, di ricostruire una seconda ortesi identica alla prima, di poterla condividere con fisioterapisti di altre Unità spinali. Tutto ciò sarà risolto grazie al cloud e alle stampanti 3D.

Il personale sanitario di Novara è già stato messo in condizione di realizzare oggetti come forchette, spazzole, pomelli o contenitori, studiati, apposta, per le esigenze delle persone con disabilità, partendo da un disegno digitale facilmente modificabile.

Tutto ciò è avvenuto grazie a dei corsi tenuti da Hackability, la non profit nata a Torino nel 2016 con l’obiettivo di mettere tecnologia e creatività al servizio della disabilità.

Grazie al lungo workshop con esercitazioni pratiche, i terapisti hanno imparato a progettare nuovi oggetti, mentre quelli già in uso sono stati trasformati dai tutor della non profit, quasi tutti maker, designer, studenti e studentesse del Politecnico di Torino, in file digitali, condivisi tra le tre Unità Spinali, facilmente personalizzabili e stampabili in 3 D dai terapisti stessi.

“L’idea di Tech4inclusion è nata, come sempre, dal basso parlando con le persone con disabilità, con i caregiver, con il personale medico – racconta Carlo Boccazzi Varotto, coordinatore di Hackability – Ci hanno raccontato, loro, come gran parte dei terapisti italiani, per realizzare piccoli presidi personalizzati utilizzi, ancora, la termoplastica, una plastica modellabile molto costosa, con loro abbiamo progettato questo lungo workshop che ha visto impegnati maker e designer di tutta Italia e sta suscitando interesse da parte di molti ospedali del Paese“.

Dopo una lesione al midollo spinale, la riabilitazione permette di acquisire nuove abilità motorie per

eseguire quei gesti anche semplici. – spiega il direttore della Unità spinale di Novara, Maurilio Massara – Con i nuovi macchinari forniti da Hackability il lavoro delle Unità spinali, luogo da cui si avviano i collegamenti per facilitare l’inclusione della persona con lesione midollare e favorirne il reinserimento nella società, sarà facilitato”.

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19 Novembre 2021

Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

Novara, 19 novembre 2021 – In occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, l’Azienda ospedaliero-universitaria “Maggiore della Carità” di Novara in collaborazione con l’Università del Piemonte Orientale (UPO) organizza un incontro aperto al pubblico con l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione sulle tematiche della violenza contro le donne e supportare coloro che ne sono vittime incoraggiandole a rompere il silenzio.

Mercoledì 24 novembre 2021, alle ore 20.00, presso l’Aula magna dell’Aou “Maggiore della Carità” di corso Mazzini, 18,    sarà proiettato il film “L’amore rubato”, la storia di cinque donne diverse tra loro, per età ed estrazione sociale che hanno in comune esperienze di un amore possessivo, morboso che sfocia improvvisamente in varie forme di violenza.

Il film sarà introdotto da Enrico Zaninetti ed alla fine della proiezione commentato dal critico cinematografico Giancarlo Grossini.

Ingresso gratuito muniti di Green pass.

Prenotazione obbligatoria al numero 0321-3734112, dal lunedì al venerdì, dalle ore 8.00 alle 15.00.

Secondo i dati dell’indagine ISTAT, le richieste di aiuto durante la pandemia sono molto aumentate: nel periodo di lockdown forzato si è verificato un notevole aumento della violenza domestica. Le chiamate effettuate verso il numero di pubblica utilità contro la violenza e lo stalking hanno avuto un andamento crescente a partire da marzo 2020, arrivando a più di 15 mila a fine anno, con un aumento del 79,5 per cento rispetto al 2019. Sono stati registrati picchi di richieste di aiuto ad aprile 2020 con +176,9 per cento rispetto allo stesso mese del 2019, e a maggio, +182,2 rispetto al 2019.1

La ricorrenza del 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne, rappresenta una data significativa poiché agisce sulle vittime come effetto motivazionale nella ricerca di un supporto esterno: nel 2020 le chiamate sono più che raddoppiate in quella singola data rispetto all’anno precedente arrivando a 147 contatti in un giorno, cioè +114,1 per cento rispetto al 2019.

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17 Novembre 2021

Giornata mondiale del neonato prematuro

Il progetto di Neo-n (Neonati a rischio – Novara) Odv
con l’AOU di Novara

Novara, 17 novembre 2021 – Neo-n Odv in collaborazione con il reparto di Terapia intensiva neonatale (diretto dalla dott.ssa Maria Pia Gallina) e il Servizio sociale professionale (di cui è responsabile la dott.ssa Patrizia Martinoli) dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Novara ha ideato il progetto Latte per la Vita.

L’iniziativa vuole essere un reale sostegno a tutte quelle famiglie che, avendo una grave indisponibilità economica e un neonato ricoverato con una situazione clinica particolare presso il reparto di Terapia intensiva neonatale dell’Aou, abbiano necessità di acquistare, all’atto delle dimissioni, per un determinato periodo di tempo, un latte in polvere con specifiche caratteristiche nutrizionali.

« Il panorama socio economico attuale post Covid purtroppo non è rassicurante – spiega la presidente di Neon Odv, Kosmè De Maria –  Inoltre, come purtroppo spesso accade, alcuni genitori, già in una situazione di evidente indigenza, si trovano a dover affrontare la nascita di un figlio prematuro o con patologie. Avere un figlio prematuro o con patologie è di per sé un’esperienza difficile da affrontare ed estremamente traumatizzante alla quale si aggiunge la necessità, una volta usciti dal reparto di affrontare, per alcuni bambini, un periodo più o meno lungo durante il quale dovranno essere nutriti con latti in polvere particolari dal costo molto elevato, che alcune famiglie non riescono facilmente a sostenere».

«Il nostro obiettivo riguarda il benessere della famiglia del neonato affinché possa sentirsi sicura e

tranquilla del fatto che il proprio figlio/a potrà essere nutrito nel modo migliore possibile qualora i

genitori siano nell’impossibilità ad acquistare un latte speciale – aggiunge De Maria –  Neo-n Odv si occuperà di acquistare, per ogni famiglia segnalata dal reparto di Terapia intensiva neonatale e poi selezionata dal Servizio sociale professionale una fornitura completa di latte in polvere fino a quando cesserà l’indicazione medica e/o sociale».

Per l’accesso alla fornitura del latte si stabilisce un valore dell’indicatore Isee, non preclusivo, pari o inferiore ai 10.000 euro; non è previsto un limite temporale.

Afferma la dott.ssa Rita Gallina, direttore della Struttura Terapia intensiva neonatale e pediatrica dell’Aou di Novara: «Attiva da diversi anni l’associazione ha rappresentato un importante sostegno per il reparto di Terapia Intensiva Neonatale e Pediatrica e per le  famiglie dei piccoli ricoverati in reparto.

Il supporto non è stato solo di carattere  economico ma  soprattutto di carattere psicologico “fra pari”, essendo NEO-N una associazione di genitori, e si è concretizzato con numerose iniziative tra cui la presenza di una psicopedagogista in reparto e l’attività in presenza, dopo un congruo periodo di formazione,  dei volontari NEO-N, fatto questo innovativo per i reparti di TIN.

Il ciclone covid ha interrotto la presenza diretta dei volontari, molto apprezzata dalle famiglie e dal personale sanitario, tuttavia l’attività dell’associazione è proseguita con l’acquisto di materiale importante per il miglioramento qualitativo dell’assistenza ai piccoli pretermine.

Oggetto delle più recenti donazioni è stato un apparecchio per il monitoraggio transcutaneo della PO2 e PCO2; si tratta di uno strumento sofisticato che consente di monitorare la funzione respiratoria del piccolo paziente con elettrodi posizionati sulla cute, consentendo una riduzione dell’invasività del monitoraggio nei pazienti più gravi e compromessi.

Oltre al monitor transcutaneo sono state donate due sonde ecografiche compatibili con l’ecografo di ultima generazione presente in reparto e dedicato all’ecocardiografia: una sonda microconvex  per lo studio dell’encefalo ed una sonda “Hockey stick”, lineare di piccole dimensioni, utilissima per l’incannulamento dei vasi e per lo studio del polmone dei gravi pretermine.

Ora ecco il progetto “Latte per la vita”, di estremo rilievo ed innovativo nell’ambito delle iniziative delle onlus dedicate ai reparti di Terapia Intensiva Neonatale».

«Apprezziamo grandemente – dichiara il dott. Gianfranco Zulian, direttore generale dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Novara – l’iniziativa di Neo-n che va a soddisfare un’esigenza molto sentita, quella di affiancare le famiglie che più hanno necessità di essere aiutate».

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