MAGINFO 29.05.2019MAGINFO 29.05.2019

Novara, 29 maggio 2019 – La dott.ssa Letizia Mazzini, responsabile del centro esperto Sla della Struttura complessa a direzione universitaria di Neurologia dell’azienda ospedaliero-universitaria di Novara diretta dal prof. Roberto Cantello è stata intervistata oggi dalla trasmissione “Rai 3 Leonardo” in relazione a una sperimentazione sul “trapianto sicuro” di cellule staminali del cervello per combattere la Sclerosi Laterale Amiotrofica (Sla). La ricerca è coordinata dal prof. Angelo Vescovi, direttore scientifico della Casa della Sofferenza di San Giovanni rotondo per la parte cellulare e dalla dott.ssa Mazzini per la parte clinica.
La ricerca è iniziata nel 2012 su 18 pazienti (due di Novara) e dopo cinque anni di osservazione lo studio è stato pubblicato sulla rivista Stem Cells Translational Medicine.
«Le cellule utilizzate sono state utilizzate dalla corteccia motoria dei feti abortiti spontaneamente – spiega la dott.ssa Mazzini – Le procedure rientrano nella legislazione sui trapianti di organo, infatti si tratta di trapianto di cellule. La prima cosa che dovevamo dimostrare è che le cellule trapiantate nei pazienti Sla non dessero conseguenze e i rischi erano da mettere in conto. Abbiamo iniziato trapiantando pochissime cellule in sei pazienti nel midollo lombare, per ridurre al minimo le eventuali effetti collaterali e poi, una volta dimostrato che non c’erano complicanze, le abbiamo trapiantate nel midollo cervicale alto».
«Bisogna essere molto chiari – aggiunge – Quando facciamo la diagnosi, il paziente ha già perso molti dei suoi neuroni e non possiamo pensare che le cellule trapiantate raggiungano tutti i moto neuroni. L’obiettivo è quello di creare una corazza di cellule nuove per preservare quel pool di motoneuroni che permette di respirare e di utilizzare gli arti superiori. Ma deve essere che non c’è neppure l’obiettivo di rigenerare alcunché, non è possibile ricostruire il sistema nervoso».
Ora tutto è pronto per la fase 2 della sperimentazione: dall’Agenzia italiana del farmaco si aspetta l’autorizzazione con l’obiettivo, sempre su pochi pazienti, di verificare «se è possibile un trapianto con più dosi di cellule, augurandoci che aumentando le dosi ci sia un effetto clinico sul paziente che sia percepibile in termini di rallentamento della progressione della malattia».