C’è un “dolore utile” rilevatore di sintomi e campanello d’allarme che può indicare la rottura di un equilibrio di benessere e di salute. Ma c’è anche un “dolore inutile”che non aggiunge niente alla conoscenza della malattia o che può essere generato dalle stesse pratiche di cura. Questo dolore inutile, percepito come ingiusto ed evitabile, è il primo obiettivo-bersaglio dell’azione di quanti operano nel progetto regionale Lotta al dolore ospedale-territorio.

La terapia del dolore si è evoluta notevolmente per quanto riguarda le tecniche, i farmaci, l’approccio multi modale e multi disciplinare delle pratiche. Oggi sedare il dolore non è più un problema tecnico ed è diventato un lavoro da mediani, in cui più che la fantasia occorre il fiato, la tenuta di fondo delle persone e delle strutture organizzative che, giorno dopo giorno, ripetono con meticolosità e intelligenza, con modestia e qualità il loto lavoro in ospedale e sul territorio.

La rete regionale per le terapia del dolore garantisce che la lotta al dolore sia svolta in tutti gli ambiti, dall’ospedale al territorio, attraverso il monitoraggio e l’aggiornamento delle linee di indirizzo attualmente pubblicate.

Per queste ragioni, sia a livello ospedaliero sia a livello di territorio, viene assicurato l’appropriato coinvolgimento dei percorsi assistenziali, affidati al personale sanitario ospedaliero, ai medici di medicina generale, ai pediatri di libera scelta, nonché ai servizi assistenziali come cure domiciliari e residenziali.

Dare voce al dolore parlando del proprio dolore nel rapporto clinico, è una fondamentale strategia antalgica. Il coinvolgimento attivo del paziente aiuta a rafforzare l’autostima e il controllo sul dolore.

Una corretta terapia del dolore migliora la qualità di vita del malato ed è parte integrante di ciò che una persona può e deve aspettarsi dalla medicina e dai servizi sanitari.