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L’aumento della sicurezza trasfusionale, oggi, non coincide con una diminuzione del rischio.
La probabilità, infatti, di avere complicanze gravi a seguito di una trasfusione non è diminuita significativamente negli ultimi anni, a causa della maggiore incidenza di problematiche legate all’errore umano (incompatibilità AB0).

Complessità gestionali, oltre a difficoltà organizzative possono contribuire a rallentare l’avvio di sistemi in grado di aumentare i livelli di sicurezza trasfusionale.

La normativa impone l’utilizzo l’utilizzo di sistemi identificativi dei pazienti a letto al momento della trasfusione.

Nella struttura “Medicina trasfusionale” dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Novara, diretta dal dottor Gennaro Mascaro, è stato introdotto, da ottobre 2018, un sistema per la sicurezza trasfusionale denominato “Securblood”.

Questo sistema si basa sull’identificazione mediante “barcode” associati ai pazienti tramite braccialetti, dei campioni di sangue e delle unità assegnate con la registrazione mediante PIN di identificazione di medici e infermieri che hanno effettuato l’operazione: la lettura dei codici a barre avviene con lettori portatili; i braccialetti di sicurezza dotati di barcode sono monouso e provvisti, inoltre, di chiusura di sicurezza e resistenti allo strappo. Ad ogni braccialetto corrisponde il momento trasfusionale.
Tutto viene controllato da un software di gestione del sistema, interfacciato con il software gestionale del reparto Trasfusionale.

Il sistema è in grado di verificare il rispetto, da parte degli operatori, della procedura trasfusionale attualmente in uso, garantendo un elevato grado di sicurezza, registrando i dati indispensabili per la tracciabilità della procedura: operatore, reparto, numero richiesta/campioni, numero paziente, ora e data della singola operazione, codice dell’emocomponente.

L’avvio del sistema è avvenuto fine 2018 con inizio effettivo nel febbraio del 2019.

I primi reparti ad essere dotati di questo sistema di sicurezza sono stati le strutture Medicina Trasfusionale ed Ortopedia e traumatologia; successivamente si sono aggiunti i reparti di Medicina interna 2, Medicina interna 1, Cardiologia 1, Malattie dell’apparato respiratorio e Neurologia.

Attualmente è stato predisposto l’avvio in altri 14 reparti tra cui il blocco operatorio e la struttura di Rianimazione.
Entro il prossimo anno sarà possibile estendere il “sistema di sicurezza trasfusionale” a tutti i reparti dell’ospedale Maggiore.

Dalla data di utilizzo i dati estratti indicano che sono state effettuate 1086 trasfusioni di sangue/emocomponenti con risultati in termini di aderenza, da parte dei reparti interessati, incoraggianti in termini di correttezza di utilizzo.

Il sistema adottato rappresenta un ulteriore elemento di sicurezza che non sostituisce la procedura standard ma la integra, garantendo maggior sicurezza anche in contesti operativi di emergenza o laddove la terapia trasfusionale non rappresenta una procedura routinaria standardizzata.

La realizzazione di un simile programma facilita la documentazione degli errori rilevati, semplifica la loro analisi e fornisce indicatori di qualità utili per monitorare la qualità del processo e documentare i miglioramenti ottenuti con l’adozione di eventuali provvedimenti correttivi.